mercoledì 16 maggio 2012

Il silenzio coatto.

"Ha fatto scalpore alla Fashion Week Australia la sfilata del designer malese Winson Tan. Lo stilista ha mandato sulla passerella di Sydney una serie di modelle con la bocca "tappata" da una sorta di mascherina. Un'immagine choc che ha ricordato al pubblico le tante donne che combattono per i loro diritti e la libertà d'espressione in molti paesi del mondo e che sfilano imbavagliate. Tan si è giustificato spiegando che la sua collezione era ispirata alla fauna e in particolare alle piante della classe delle Dicotelidoni. Ma francamente l'immagine disturba. E vedere queste donne costrette a muoversi davanti al pubblico "a bocca chiusa" non fa piacere" (La Repubblica D)

 http://d.repubblica.it/argomenti/2012/05/04/foto/moda_donne-1003722/2/#media


In principio furono le sfilate ed il loro alone glamour. All'inizio degli anni 80 c'erano modelle come Claudia Shiffer o Cindy Crawford, che pur rappresentando un modello estetico irragiungibile,  mantenevano una loro carnalità nelle forme e nel modo di vivere il rutilante mondo della moda.

Dopo di loro, gli stilisti pensarono di ritornare alle origini, di riaprire una sorta di "fabbrica di appendi abiti viventi". Dagli anni novanta ad oggi, abbiamo assistito a sfilate tutte uguali, a figure senza più forme, senza più dettagli :facce tutte uguali, corpi esili, ossa in bella mostra, occhi inespressivi.

Il concetto fondamentale degli ultimi tempi potrebbe essere sintetizzato in questa frase : non è il vestito che deve adattarsi al corpo, ma è il corpo che assottigliandosi e quasi scomparendo deve esaltare al massimo l'abito, in tutte le sue misure e proporzioni metafisiche.

Non soltanto il corpo non ha più una dimensione umana ed imperfetta, ma si svuota anche di ciò che dovrebbe contenere : un cervello, un pensiero, una volontà.
Ad oggi, dunque vediamo muoversi manichini che non solo non hanno volto, ma non hanno neppure diritto di replica, perchè la loro bocca è tappata da suntuosi tessuti a fantasia animalier.

A dire il vero non sono le menti che producono questi pensieri a preoccuparmi, ma chi osserva questi spettacoli indecenti e indecorosi. E non parlo solamente delle adolescenti, che sicuramente sono state influenzate dall'esercito di modelle e veline che infarciscono la tv, fino a scoppiare.
Mi preoccupo delle donne, quelle che si sono già affermate, le donne che del loro diritto di replica ne hanno fatto un lavoro od una speranza.
Queste donne potrebbero pensare di avere perso una guerra, potrebbero pensare di non avere fatto nulla di buono nella vita, non assoggettandosi al modello precostituito dalla società.
Ci si può sentire inadeguate al punto da mollare tutto per ricercare un modello inesistente, basato su una finta ricchezza, su di una finta scaletta di valori.

Con quale coraggio le donne occidentali possono guardare negli occhi le donne velate del medio oriente ed esclamare "noi siamo libere?"

Le donne islamiche sono costrette a coprirsi nell'eguale misura nella quale noi, donne del mondo evoluto, siamo costrette a denudarci.




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